Riva: “Ora tutti criticano Totti, il massacro a Francesco non mi sta bene”

di Redazione Commenta


 Gigi Riva, 65 anni e dirigente della Nazionale, ha commentato al Messaggero, il calcione di Francesco Totti a Balotelli:

«Un brutto fallo, proprio brutto. Credo che, rivedendolo, si sarà sorpreso lui. Un fallaccio. E si sarà pentito di quel comportamento».
Che cosa accade nella testa di un giocatore in quei frangenti?
«Non ti riesci a trattenere. Non ragioni. Non stai certo a pensare che rischi l’espulsione o la squalifica. A quelle pensi a freddo».
A lei è mai capitato?
«Certo, anche in Nazionale. Alcuni avversari stranieri imparavano in modo premeditato alcuni insulti, cioè studiavano poche parole di italiano, e potete capire quali, per provocarci. Nei primi anni di carriera ho reagito, poi mi sono reso conto che non potevo continuare così».
Come è riuscito a frenarsi?
«Chiariamo subito: ora è differente, c’è un’altra pressione. Basta pensare proprio a come è stata la vigilia di Inter-Roma, alle tensioni e alle dichiarazioni dei giorni che l’hanno preceduta. Io riuscii a impormi di non cadere più nelle trappole degli avversari. Erano fatte ad arte. Dal primo minuto cercavano me, sempre, perché decisivo. E succede lo stesso con Totti: ho condiviso con lui, io dirigente e Francesco giocatore, un lungo periodo in azzurro. Subiva di tutto, come quel pomeriggio in Portogallo».
Si riferisce allo sputo al danese Poulsen durante l’Europeo 2004?
«Provocazione scientifica, appena scesi in campo. Trattenute, falli, parole, sempre quando l’arbitro non vedeva. Ma c’era l’occhio della tv danese. Il calcio a Balotelli è più brutto e Francesco lo sa. Si è subito scusato, il minimo che doveva fare. Poi però il massacro: non mi sta bene».
Cioè?
«Ora tutti si sentono autorizzati a criticare Totti. Ma bisogna viverle certe situazioni prima di giudicare. Non lo conoscono e parlano. L’uomo non si tocca. Un buono, un generoso, una persona sempre disponibile per gli altri, per qualsiasi iniziativa benefica che tutti gli continuano a chiedere».


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