Fotogramma di una sconfitta

 Dal Romanista:

Bisognerebbe interpellare Freud e pure Kafka, che comunque non saprebbero spiegarlo del tutto. Spiegare cosa, poi? Non riusciamo neppure a dargli un nome, a questo risultato sadico come un incubo che ti inchioda un passo prima della fase di veglia, senza che ti possa svegliare quando proprio lo vorresti. Però non è stata un incubo, questa serata che il vento forte che spirava dal mare alla fine non ha dissolto: è stata peggio, perché prima di materializzarsi si è nascosta, senza farsi sospettare di poter prendere corpo, dietro un predominio della Roma, nel palleggio e nelle occasioni prodotte, che è parso tanto, addirittura troppo. Al punto che non ci eravamo scomposti più di tanto per la puncicata a freddo di Miccoli, per qualche battuta a vuoto, anche comprensibile, di Pizarro, per quella maglia numero dieci dilatata da Bovo che Brighi da Cesena ha solo rimbrottato, invece di punire come sacrosantamente l’ex giallorosso (particolarmente incarognito come tutti i nostri ex) meritava. Ci son parsi tutti episodi, bugiardi o malevoli a seconda dei casi, ma inseriti in un quadro d’assieme che alla fine non poteva non portare la partita là dove la percentuale del possesso palla e le occasioni prodotte continuavano a dimostrare che dovesse andare.

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