Espulsione Totti “made in Italy”

 Da La Gazzetta dello Sport

Il nostro calcio è come un saloon di mediocri western di mezzo secolo fa: la finale di Coppa Italia è stata introdotta da un clima pesante, assurdo. Sarebbe stato ingenuo pensare che la partita e i suoi protagonisti avrebbero riscattato il «tutto contro tutti» che stiamo mandando da tempo in mondovisione. Però ci abbiamo sperato un’altra volta: in fondo da qualche parte si deve pur cominciare. Invece al pronti via si è vista una serie di corpo a corpo, cui nessuno si è sottratto. Aiutare l’arbitro? Forse in un’altra dimensione: in questa, si è visto un primo tempo nel quale l’arbitro Rizzoli è stato in balia di 22 assatanati che pensavano più a picchiare, insultare e simulare che a giocare. Si può tenere in pugno una partita che sembrava un regolamento di conti? Il metro della tolleranza è stato comunque una risposta sbagliata, e i romanisti nella ripresa ne hanno abusato. La lista dei gesti da ammonizione (e oltre) è diventata lunga. Quasi tutti impuniti. E quella pedata di Totti è stata un sigillo ad un’altra bruttura «made in Italy».

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