De Rossi: “Roma da Champions? La mentalità non è ancora quella dell’Inter”

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 Daniele De Rossi parla che è un piacere. Lo scudetto, ilcampionato, gli striscioni anti-Roma e anti-Totti esposti dagli interisti in piazza Duomo, un certo modo di fare festa che il romano prorpio non capisce, il futuro, Claudio Ranieri, la mentalità vincente. A margine di un evento organizzato dall’Adidas a Milano e al quale erano presenti anche diversi interisti (Esteban Cambiasso e Diego Milito tra gli altri), Capitan Futuro si è fermato a parlare ai giornalisti e rispondere alle domande del caso.
FESTA CON STRISCIONI ANTI-ROMA.Non le capisco queste cose, è tanto bello festeggiare con la propria gente. La maggior parte dei giocatori ha fatto così. Chi lo ha esposto non si è smentito da quello che ha fatto recentemente. Lo avrà fatto per compiacere i propri tifosi o qualcun altro. Le scuse? No, non è mica morto nessuno, però non lo capisco“.
SFOTTO’. Vivo in una città dove lo sfottò è normale. Meno male che sto a Milano, altrimenti stamattina sarei stato pieno di laziali sotto casa. Però quello non lo capisco. Anche Materazzi ha messo una maglia, e nessuno l’aveva mai chiamato in causa. Nessuno deve però scusarsi, mi ripeto, non è morto nessuno“.
TOTTI AL CAPOLINEA.Provo a non pensare che possa essere l’ultima occasione di vincere per il Capitano, provo a pensare a ciò che possiamo fare per arrivare due punti davanti e non dietro. Francesco è avvantaggiato perché uno l’ha già vinto, io invece sto ancora al palo. Ma se continuiamo a lavorare così prima o poi uno scudetto lo vinceremo“.
RIMPIANTI.In un campionato di trentotto partite non ce n’è una, forse la Samp, perché è l’unica delle ultime dieci o undici che non abbiamo vinto. Siamo stati un pizzico sfortunati, ma in un campionato capita a tutti“.


RANIERI. A livello di risultati il suo apporto è stato incredibile. Anche a livello di spogliatoio è stato importantissimo per noi, per tirare fuori le nostre qualità“.
DELUSIONE.L’avevamo già metabolizzata, le mie lacrime erano per quella gente così innamorata della Roma che era sugli spalti. Nel Siena ci speravamo. Vedere quella gente così innamorata era commovente, io in campo mi sento come loro“.
FUTURO. Si deve ripartire da questi giocatori. Anche Toni, è uno degli artefici della cavalcata. Si riparte da questi, e se qualcuno dovesse essere perso per strada perché magari vuole andare a giocare o vuole andare via si dovrà investire. Quello che la società in base alle proprie possibilità ha sempre fatto“.
MENTALITA’.Quella dell’Inter ancora non c’è. Abbiamo fatto grandi cose in Champions, anche meglio che in campionato, arrivando due volte tra le migliori otto e uscendo ai rigori. Ma non siamo pronti per arrivare in fondo e vincerla. Manca una rosa di trenta giocatori di un determinato livello. In un campionato italiano così equilibrato non è facile emergere anche a livello europeo“.


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