A.S. Roma, fantomatiche cordate offresi

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 Articolo di oggi apparso su Il Romanista. Si torna a parlare di cordate dopo i recenti interessamenti di più di un personaggio illustre legato a Roma e alla Roma.

Il pezzo di approfondimento a firma di Paolo Franchi prova a mettere ordine rispetto a quelle che sono state le indiscrezioni degli ultimi tempi.

Ve ne proponiamo lettura integrale:

“Tanto per essere chiari: della cordata di cui si scrive, e si parla, io so soltanto quel che leggo e sento dire in giro. Se davvero si materializzasse, e se davvero si rivelasse una cosa passabilmente seria, ne sarei felicissimo. Quando la casa brucia, non ci si mette a sottilizzare sulle caratteristiche e le più o meno recondite intenzioni dei pompieri che accorrono a spegnere il fuoco, si cerca di dar loro, per quanto è possibile, una mano. Mezzaroma?

Fantastico. Scarpellini? Ottimo. Toti, gli Angelucci, tutti gli altri di cui più o meno fondatamente si vocifera? Una poesia. E se a far scoccare la scintilla tra questi e/o altri imprenditori romani e la famiglia Sensi fosse, come pare plausibile, il nuovo stadio, con tutti i suoi annessi e i suoi connessi, giuro che non mi metterei davvero a sottilizzare. Attenti alle leggi, ma bando ai moralismi. Se Parigi valeva una messa, a maggior ragione la salvezza della Roma varrebbe (non per me che non ci andrei, si capisce, ma non è questo il punto) delle domeniche di calcio trascorse in capo al mondo, tra centri commerciali e ridenti villette a schiera. Il problema (o almeno: il mio problema) è che già questa parola, cordata, ha, per noi romanisti di lungo corso, il profumo antico. A voler essere poetici, il pensiero di un calcio (e di un mondo) che non c’è più. A voler essere prosaici, il pensiero delle cose che sembrano essere sempre sul punto di materializzarsi e non si materializzano mai. Tanto meno in tempi di crisi. Tanto meno in tempi in cui, stadio o non stadio, con una società di calcio ci sono molti quattrini da mettere sul tavolo e poco o nulla da guadagnare. L’ultima cordata di cui si favoleggiò dalle nostre parti fu quella degli imprenditori romani che avrebbe dovuto fronteggiare l’offensiva dei petrolieri russi per conquistare l’Amata: i cavalli cosacchi non si abbeverarono nelle fontane capitoline, ma la cordata si dileguò prima di prendere corpo. Ripeto. Spero vivamente di essere smentito. Ma nell’attesa mi tengo tutti i miei dubbi”.


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