Cessione Roma: Aabar sfida gli americani, Angelucci non ci sta

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 Da LaSignoraInGiallorosso.it:

Sono cinque le offerte vincolanti volte a conquistare l’As Roma, ma la partita si giocherà tra americani e arabi. Nell’ultimo giorno utile per la presentazione delle‘binding offers’, a mettere i soldi sul tavolo dell’advisor Rothschild, sono stati – in ordine cronologico – l’imprenditore romano Angelucci, il fondo di Abu Dhabi Aabar, la cordata Usa capitanata da Thomas R. DiBenedetto, un gruppo francese e altri investitori targati Usa-Medioriente con un coinvolgimento libico.
Alla chiusura della Borsa, dopo lo scoccare della “dead-line” delle ore 18,00 per la presentazione delle offerte vincolanti, Compagnia Italpetroli, attraverso il sito della società giallorossa, ha emesso un comunicato: “L’esame delle offerte vincolanti avverrà sulla base di criteri non solo quantitativi ma anche qualitativi”. Che tradotto significa: non vincerà semplicemente chi ha offerto di più, ma conta molto il progetto. Perchè se di soldi si tratta, secondo quanto trapela, l’offerta più alta sarebba quella del fono arabo Aabar che ha messo sul tavolo di Rothschild, advisor scelto per la cessione del club dall’istituto di credito, una proposta d’acquisto tra i 130 e 140 milioni di euro per il 67% delle quote. Aabar, inoltre, corre da solo, anche se in futuro non si esclude che Unicredit possa entrare come socio di minoranza. Il gruppo, azionista di Unicredit con il 4,99 per cento, avrebbe formulato una proposta scritta a Rothschild, attraverso la società lussemburghese Claraz Sa, controllata dal fondo arabo. Una proposta – che ha come advisor lo studio legale Dla Piper – a cui si andrebbe ad aggiungere un importante aumento di capitale volto a rilanciare la squadra.
Di minore entità è l’offerta dell’imprenditote romano Angelucci, che sarebbe disposto a spendere per la società di Trigoria, tra gli 86 e i 93 milioni. Cifra a cui si dovrebbero aggiungere altre risorse per sostenere il club in un progetto futuro, soprattutto in ambito campagna acquisti. Questa offerta, insieme a quella ancora misteriosa arrivata da un fondo misto composto da americani, Mediorientali e libici, e a quella degli outsider francesi, di cui al momento non si conosce il nome, non dovrebbe essere in gioco. Ossia: l’atto finale si giocherà tra Aabar e gli americani.
Proprio il gruppo statunitense, guidato dal patron dei Boston Red Sox Thomas DiBenedetto, assisititi dalla banca Usa, Piper Jeffrey, PricewaterhouseCoopers e dallo studio Tonucci, avrebbe messo sul piatto una cifra che si aggira tra i 120 e i 130 milioni di euro per il 60% della quote dell’As Roma.  Il loro piano prevede anche la presenza di UniCredit nell’azionariato della Roma con una partecipazione intorno al 30-40% e un piano di finanziamento nell’ordine di circa 50 milioni. La nuova proprietà giallorossa e gli asset correlati, se la gara verrà vinta dagli americani, avrà una composizione azionaria per il 60% controllata dal socio made in Usa e per il rimanente 40% da Unicredit. La banca potrà successivamente cedere una parte della sua quota, il 20%, ad un imprenditore italiano. Ma a chi? Ad Angelini? A Parnasi? Al Fondo Clessidra? Soprattutto le prime due ipotesi sembrano le più quotate e risponderebbero all’identikit di un manager romano e romanista. Chiudendo, di fatto, il cerchio. In questo modo gli americani, infatti, potrebbero di fatto privilegiare sia la continuità e la connessione al territorio, attraverso il socio Unicredit, sia salvare un importante elemento di italianità, accettando un socio romano.
La cordata Usa punta sul rilancio del marchio Roma con un piano industriale; il progetto sportivo potrebbe essere affidato a Franco Baldini e anche Gianpaolo Montali potrebbe avere un ruolo di rilievo nella Roma targata stelle e strisce.
Va ricordato che nel caso in cui la vendita della società dovesse generare un incasso superiore ai 100 milioni, ai Sensi andrebbe un riconoscimento pari al 5% dell’eccedenza.
Adesso quindi la palla passa alla proprietà – famiglia Sensi, UniCredit e il professore Attilio Zimatore – che dovrà prendere le proprie decisioni e scegliere con chi di questi avviare una trattativa esclusiva.
Le offerte comunque, ha precisato la società su richiesta della Consobsaranno nei prossimi giorni oggetto di esame da parte di Compagnia Italpetroli assistita dai propri advisor». Di fatto queste offerte, giunte oggi a Rothschild, dovrebbero essere state già girate alla banca e  passerranno anche per il Cda di Italpetroli, fermo restando che la decisione finale spetterà a Unicredit, secondo gli accordi concordati all’arbitrato. Inizialmente fonti vicine all’advisor, e a Unicredit, facevano sapere che per la valutazione delle offerte bastava poco tempo. Successivamente il termine si è alzato ad una settimana. Infine non hanno escluso un ulteriore slittamneto che, nell’ipotesi peggiore, non dovrebbe comunque potrarsi di un’ulteriore settimana.
D’altronde dopo aver aspettato tanto,  la neverending story ancora non è finita. Un ultimo sforzo di pazienza e si saprà chi sarà il prossimo presidente giallorosso. Roma non è stata costruita in un giorno, come dice il proverbio. E nemmeno l’As Roma.
Marco Visco


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