La Roma tra Italpetroli e Unicredit: conciliazione o sentenza, ma il 5 luglio è data cruciale

di Redazione Commenta


 Ecumene, da οἰκουμένη, participio medio del verbo οἰκέω. Tradotto, la casa in cui viviamo. Premessa ed etimo sono d’obbligo per evitare la protesta del vescovato, ma di blasfemia – qui – non pecca nessuno. I fatti sono lampanti: un concilio per decretare le sorti della Roma. Lo ha stabilito Cesare Ruperto che – pur non essendo Papa Giovanni XXIII – simili virtù di bontà – di cui quello era portatore sano – ha pure mostrato di averle. Il Presidente del Collegio arbitrale ha esercitato la migliore – e la più auspicabile – delle strade: quella di un accordo che, per quanto complesso e articolato, va raggiunto entro 12 giorni. Italpetroli, Unicredit: altro capitolo di un binomio che ha senza dubbio conosciuto momenti di idillio. E che, per come si sono messe le cose, sembra a tutti gli effetti giunto al crepuscolo. Il debito regresso della holding petrolifera nei confronti della società di credito (325 milioni più interessi maturati) ha inguaiato anche le sorti del club capitolino, asset (tra i più ghiotti) di Italpetroli: A.S. Roma, a conti fatti, è l’unico assegno in grado di soddisfare buona parte delle pretese avanzate dal gruppo presieduto da Alessandro Profumo ma pare essere anche il tesoro cui Rosella Sensi non ha intenzione di rinunciare. Giorni, mesi, più di un anno: serviti a nascondere la falla ma non a coprire un buco che – è il caso di dirlo – a conti fatti ha le sembianze di una voragine. Il 25 giugno avrebbe dovuto garantire risposte certe: perché nella giornata di oggi, via Cesare Ferrero di Cambiano 82 è stato luogo tanto battuto quanto alcuni sentieri che portano verso gli stadi del Sud Africa.
 ARBITRATO. Non si è giunti a una conclusione, ma di passi avanti ce ne sono stati. Provare a leggere attraverso ciascuna delle orme che marchiano questo mercoledì significa rimettere in ordine qualche tassello. Ruperto – con le proverbiali abitudini quotidiane fatte di passeggiata, acquisto di quotidiani e volto pacifico – prende possesso della consueta poltrona ubicata negli uffici di una palazzina signorile. Terzo piano. Ore 12.10: la processione di gambe e volti in loco per rispondere alla convocazione finisce allorchè Rosella Sensi – completo nero, giacca/pantaloni e camicia bianca – si aggiunge al corteo in compagnia del marito Marco Staffoli. Già presenti l’Amministratore delegato di Unicredit Piergiorgio Peluso; i rispettivi staff di legali: Agostino Gambino e  Antonio Conte per i Sensi, Francesco Carbonetti e Valerio Di Gravio per la banca; gli arbitri delle due parti, avvocati Romano Vaccarella ed Enrico Gabrielli. Inizia il confronto: l’accordo attorno al quale si cerca di intavolare una trattativa includerebbe la dismissione di tutti gli asset di Italpetroli in cambio dell’azzeramento del debito e del lascito di alcune proprietà immobili che rimarrebbero alla famiglia Sensi. Il resoconto del lavoro prodotto dalle parti nel corso delle scorse settimane.
 Dalle 12 alle 14.10 le porte sono rimaste chiuse, silenzio anche dalle mosche: pare che Ruperto si sia accertato che non ce ne fosse neppure una. La ricostruzione palesa un buco evidente: perché, sostanzialmente, cosa sia accaduto in quel lasso di tempo non è dato saperlo. Però. Dopo poco più di due ore, a uno a uno, escono tutti. Rosella Sensi non ha rilasciato alcuna dichiarazione (lasciando poi a un comunicato emesso da Italpetroli il compito di interpretare le parole del Presidente. Tardo pomeriggio, fonti ufficiali analizzano in maniera formale l’accaduto:L’udienza odierna dinanzi al Collegio Arbitrale è stata aggiornata alla data del 5 luglio 2010, al fine della prosecuzione del tentativo di conciliazione”). Occorre leggere tra le parole degli avvocati e dello stesso Ruperto che – al contrario – qualcosa l’hanno detta immediatamente. Concisi, chiari.
 LEGALI SENSI. Hanno riferito entrambi. Prima l’avvocato Conte. Stesso formalismo del comunicato che avrebbe fatto seguito: “L’udienza è stata aggiornata al 5 luglio per il tentativo di conciliazione”. Poi l’avvocato Gambino. Più esaustivo e, a confronto con il primo, prolisso e barocco: “Ci sono buoni presupposti perchè si arrivi ad una conciliazione. Non c’è nessun elemento aggiuntivo rispetto alla precedente seduta, ma mi ritengo ottimista e qualche piccolo passo in avanti si può dire che c’è stato. Il clima è stato disteso. Ci sarà una trattativa ad oltranza“.
RUPERTO. Le frasi più interessanti, arrivano proprio dal Presidente del Collegio degli arbitri: “Proseguiremo il tentativo di conciliazione il 5 luglio prossimo. Il bilancio non è stato esaminato. Le parti sono in contrasto? Questo non lo posso dire. Oggi era solo un incontro, non si poteva pensare di uscire dopo due ore con un accordo. O il 5 luglio vengono con un accordo firmato dalle parti o si va a sentenza”. C’è dentro ogni risposta precedentemente disattesa.
 La prima: ancora 12 giorni di tempo.
La seconda: se proroga c’è stata, ha motivo d’essere. Ovvero, le parti hanno mostrato di essere in grado di giungere a una risoluzione consensuale.
La terza, fondamentale: qualora Unicredit e Italpetroli non si accordassero, decide lui. O meglio: sarà Ruperto a rendere ufficiale una decisione che – in realtà – ha già preso. E di cui – viene da azzardare – entrambi (Unicredit, Italpetroli) sono al corrente.
La quarta: azzardo per azzardo, un compromesso tra le parti potrebbe essere conveniente solo per Rosella Sensi (il cui volto, si mormora, non era per nulla sereno).
IPOTESI. Il Presidente giallorosso sarebbe di fronte a un bivio: accettare la proposta di Unicredit o lasciare che sia Ruperto a decretare. Quel che è certo è che Unicredit chiede la cessione degli asset più redditizi di Italpetroli, fra cui appunto la Roma. Non servirebbe a colmare interamente il debito, ma per l’istituto creditizio potrebbe essere sufficiente: avrebbero tempo – consentendo magari a Rosella Sensi di continuare a esercitare la presidenza del club ad interim – per cercare acquirenti affidabili.
 PIOVE…Nel frattempo, altri due dettagli meritano di rientrare a pieno titolo tra le news più significative di giornata. Il primo riguarda gli 83 costituendi de Azionariato Popolare MyRoma che, proprio oggi, hanno deciso di acquistare mille azioni del club giallorosso. In una giornata di sole, è vero: ma proprio nel momento in cui le Azioni giallorosse (complice l’arbitrato) sono letteralmente schizzate a un più 5,95% rispetto al giorno precedente. Ecco perché sembrava che piovesse: l’avessero fatto ieri, viene da dire. Salvo poi leggerci – nel gesto odierno – un che di simbolico, poetico. E la poesia, checché ne possa dire un ingegnere, da che mondo e mondo non ha prezzo.
 …SUL BAGNATO. Indiscrezioni. Pare che i revisori dei conti della Bdo e il collegio sindacale di Italpetroli abbiano deciso di comune accordo di congelare il giudizio relativo all’esercizio economico e finanziario di Italpetroli (bilancio 2009). Stando a quanto sostenuto da Dow Jones, sarebbe l’ulteriore tassello che spingerebbe verso un accordo tra le parti in causa. Tuttavia, fonti vicine ad Italpetroli negano categoricamente che il bilancio sia vincolato alla conciliazione tra Italpetroli e Unicredit.
In ogni caso, già detto, qualora non si arrivasse ad una conciliazione, risolverà tutto il Collegio degli arbitri nella seduta del 5 luglio: per bocca di Cesare Ruperto. Il quale, visti i fatti, continua a mostrare quelle encomiabili virtù di bontà che erano proprie di Papa Giovanni XXIII.
E: in quel caso alla legge divina, in questo alla legge terrena. A qualcuno occorre rispondere: solo che, stavolta, la casa in cui viviamo ha confini tappezzati di giallorosso e diventa tangibile attraverso l’esistenza di milioni di sostenitori. Ma non per questo, la A.S. Roma non diventa pure lei una questione di fede. Senza il rischio di peccare di blasfemia. E quanto lo possono dimostrare questi lunghissimi 83 anni di storia…


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