Andrea Piperno (Consigliere My Roma): “La prima assemblea degli azionisti è stata un’emozione. L’azionariato popolare si può fare”

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 Andrea Piperno è controller di una società di Finmeccanica e consigliere di My Roma nel comitato guida con competenze economico finanziarie. Ieri ha accompagnato Walter Campanile, il fondatore dell’associazione per l’azionariato popolare giallorosso, alla prima assemblea di azionisti di un club italiano che abbia registrato la presenza di tifosi sotto forma di entità giuridica. “E’ stata un emozione“, ha confessato ad AsRomaLive.com Piperno, a dispetto dell’esperienza ormai maturata in fatto di assemblee.
La prima volta a Trigoria in veste ufficiale. Stati d’animo, sensazioni
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“Il mio lavoro mi ha consentito di conoscere a fondo i meccanismi che ruotano attorno ad un’assemblea di azionisti. Eppure, non nego di aver provato una certa emozione ieri.Avevamo studiato il bilancio, è stata un’assemblea sui generis: in altri settori, ovviamente, gli interventi erano più pertinenti, ma trattandosi di una squadra di calcio era comprensibile che l’aspetto dei risultati sportivi rubasse la scena
“.
In qualità di esperto, le chiediamo un giudizio tecnico sul bilancio della Roma
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“Quella della Roma è la situazione tipica delle aziende calcistiche italiane. Dove la struttura dei costi è rigida: sono certe di quanto spendono ma non di quanto incassano. Se consideriamo che oltre il 70% delle uscite è rappresentato dal monte ingaggi, è evidente che servano soluzioni diverse per trovare fonti di ricavo. Altrimenti, diventa prevedibile che con l’esclusione dalla Champions League si vada in perdita. Proprio perché non c’è diversificazione delle entrate. Bisognerebbe sviluppare nuove aree. Ieri si è parlato dello stadio: mi dispiace dirlo, ma la Juve sta facendo lo stadio senza aspettare la legge…”
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La presenza di My Roma nell’assemblea di ieri è una risposta a chi crede che l’azionariato popolare sia impossibile da attuare?
Assolutamente sì. La parola impossibile è sinonimo di inattuabile. Ieri abbiamo dimostrato che il percorso è praticabile: non avevamo semplici deleghe di tifosi, ma rappresentavamo My Roma. Alla faccia di chi dice che il nostro è un sogno campato in aria”.
I prossimi passi di My Roma
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Andiamo avanti a testa bassa, continuiamo a lavorare. Capiamo che la Roma sta vivendo un momento particolare, per questo facciamo sempre attenzione a muoverci con la dovuta cautela. Soprattutto, con educazione. Ieri la dottoressa Sensi si è presentata a Walter Campanile, con un sorriso che rende merito al nostro modo di operare in questi primi mesi di vita. Porteremo avanti una politica di aggregazione dei tifosi. Noi non vogliamo guidare nessuno, vogliamo porci come un aiuto. Il nostro è un gruppo democratico. Se raggiungeremo un numero congruo, il prossimo interlocutore non potrà non tenerne conto“.
Le ultime direttive della Uefa in fatto di bilanci, unitamente al finanziamento di Supporters Direct Europe (l’associazione che aiuta i gruppi di tifosi a trasformarsi in azionariato popolare), vanno tutte nella vostra direzione.
La vera forza della Roma sono i tifosi. Le nuove direttive della Uefa pongono molti paletti ai club, affinché vengano governati come vere e proprie aziende. Finora sono stati guidati tenendo quasi esclusivamente conto del ritorno di immagine. Platini giustamente pretende che le aziende producano utilità. Non possono andare perennemente in perdita. Noi tifosi siamo i fruitori delle attività che il mondo-calcio vende. Mi pare logico pensare che se i tifosi verranno accontentati, ci sarà un ritorno. Per questo, il dialogo è importante. In Italia siamo l’ultima ruota del carro”.
Alcuni sostengono che chi comprerà la Roma, a fronte di uno sforzo economico importante, non potrà concedere a My Roma  di entrare a far parte della società.
Da un punto di vista tecnico, chi compra deve conoscere il mercato di riferimento. Nello specifico, conoscere il mercato significa studiare il fenomeno dei tifosi. Il futuro presidente avrà l’obbiettivo di fidelizzare i suoi “clienti”, anche se questa parola non mi piace. In Inghilterra e in Germania spesso le aziende, per fidelizzare e al contempo evitare di andare incontro a spese folli, optano per la cessione di azioni. Non vedo perché chi acquista la Roma non possa mettere in atto una strategia del genere. Spero che questa persona sia lungimirante e sufficientemente saggia da ascoltarci. Chi teme che possano nascere contrasti deve ricordarsi dal contraddittorio sono nati grandi progressi umani“.
Intanto, la presenza di My Roma all’assemblea degli azionisti è già un “progresso”.
Simone Di Segni


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