Damiano Tommasi: “Inzaghi, Zeman e quella volta che…”

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35 anni compiuti lo scorso 17 maggio e, per Damiano Tommasi, arriva il momento di appendere gli scarpini al chiodo. Il generosissimo centrocampista veneto, che ha disputato le utlime gare della sua carriera calcistica in Cina alla corte del Tianjin Teda, scrive un articolo di commiato alla Gazzetta dello Sport che – edizione odierna – lo pubblica integralmente. Indimenticabile pre i tifosi della Roma, società nella quale ha disputato 10 campionati – dal 1996 al 2006 – collezionando 234 presenze e mettendo a segno 12 reti. Apice della carriera, ovviamente, lo scudetto conquistato in giallorosso nel 2000/01 per il quale Tommasi ha garantito un contributo imprescindibile, disputando in quell’anno la sua migliore stagione, conquistandosi di riflesso un posto in Nazionale: con la maglia azzurra colleziona 29 presenze segnando un solo gol (il 5 settembre 2001 nella partita vinta 1-0 contro il Marocco; ultima presenza in Nazionale l’11 giugno 2003). Eclettico, tatticamente di intelligenza raffinata, corretto con compagni e avversari: Tommasi è uno dei pochi che, in occasione di un grave infortunio, decise di firmare – era ancora alla Roma e l’allenatore era Fabio Capello – un contratto al minimo sindacale. I ricordi di Tommasi:

Sei febbraio 1994, stadio Appiani, Padova, Ita­lia. Padova-Verona Hellas. Aperta parentesi. 31 ottobre 2009, Teda Stadium, Tang gu, Tianjin, Cina. Tianjin Teda-Guangzhou. Chiusa parentesi. Un ossimoro calcistico vedere il tramonto ad Oriente, ma oggi chiudo la mia carriera. 550 partite ufficiali non sono poche, ho girato il mondo: Spagna, Inghilterra, Cina. Ho scelto tre aneddoti per un bilancio. Le scarpe e gli esordi. Nel debutto da professioni­sta, a Padova, entrai a pochi minuti dalla fine del primo tempo per sostituire Gianluca Pessotto infortunato. Nell’intervallo dovetti cambiare le scarpe, non avevo con me quelle per il campo pesante. Gioventù sprovveduta. Pippo Inzaghi mi prestò il suo paio di riserva. 18 novembre 1998 a Salerno, Italia-Spagna e favore ricambiato. Pip­po, infatti, aveva qualche problema con le scarpe e io gli diedi quelle di riserva. Finisce 2-2 con doppietta di Inzaghi, prime reti in Nazionale per lui. Quando si dice «scarpe fortunate» . Gennaio 1998. Venivamo da 1 punto in tre partite di campionato e da un derby di Coppa Italia, Lazio-Roma, perso 4-1. L’impegno successivo Milan- Roma. Era un periodo di fischi. La gente non gradiva le mie prestazioni e la finestra di mercato sarebbe stata l’occasione giusta per sostituire il riccioletto. In settimana, prima di un allenamento, supero la camminata lenta di Zdenek Zeman e lui, sempre avaro di parole, sibila: «Tommy….. a Milano li spacchiamo tutti». Quando si dice «un trattato di psicologia dello sport» . Marzo 2005. Dopo l’intervento al ginocchio destro del luglio 2004 sono alle prese con la fisioterapia ma il ginocchio fatica a riprendersi. Prima di dormire continuo ossessivamente la serie di esercizi per cercare di piegare e distendere, rinforzare ed elasticizzare. È la prima volta che mi vengono i dubbi. Il campionato finirà in due mesi e le speranze di tornare in campo in tempo si riducono giorno dopo giorno. «Che dici? Tornerò come prima?». «A me, vai già bene così». Quando si dice: «Una moglie, un mito». Tornerò a giocare, a divertirmi con un pallone che è stato il mio attrezzo da lavoro. La mia montagna sarà il luogo ideale. I Falchi del Sant’Anna d’Alfaedo (seconda categoria veneta) saranno i miei nuovi compagni. Tra di loro anche due miei fratelli. Sarà come quando il corridoio di casa era l’Olimpico e il pallone era «il giocattolo».


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