Tessera del tifoso e stadi: lieve calo delle presenze; il dominio di Milano e il miracolo di Zeman

di Redazione Commenta


 Con l’arrivo delle festività natalizie e relativa pausa, è tempo di bilanci per il mondo del calcio. Se i club si interrogano sui risultati fin qui ottenuti sul campo per programmare le mosse da attuare nel mercato di riparazione, la Lega Calcio dovrà valutare le conseguenze che hanno avuto sul sistema le novità introdotte in questa stagione dal presidente Maurizio Beretta. Tra queste, l’obbligo di sottoscrivere la tessera del tifoso è certamente quella che ha maggiormente influenzato le abitudini degli spettatori. Una novità male accolta dai sostenitori delle squadre di calcio, che la scorsa estate hanno fatto fronte comune (con qualche eccezione, pur illustre, come quella dei supporter interisti) per boicottare la famigerata card, minacciando lo svuotamento degli stadi italiani. Il bilancio di questi primi quattro mesi di campionato mostra tuttavia che il fronte della protesta, pur causando una diminuzione delle presenze al botteghino rispetto alla passata stagione, non ha comportato una fronda di dimensioni significative. E’ pur vero che i dati dai quali si parte (le presenze negli anni del dopo Calciopoli, che hanno visto una lenta ma graduale risalita dei biglietti venduti dopo l’annus horribilis 2006) mostrano per la prima volta in quattro anni una tendenza al ribasso che, visto il già deficitario afflusso di pubblico rispetto alle realtà inglesi, tedeschi e spagnole, pone il calcio italiano nel suo insieme in una posizione di sofferenza. A ciò va aggiunto che sono state clamorosamente smentite le affrettate dichiarazioni del Ministro degli Interni Roberto Maroni, il quale aveva parlato di un successo incontrovertibile della tessera del tifoso dopo che la prima giornata di campionato, a sorpresa, aveva mostrato un trend in salita (determinato tuttavia dal maggiore appeal delle partite di questa stagione rispetto a quelle della passata). Non un successo, quindi, ma neanche un fallimento totale, soprattutto se si considera che, a rigor di logica, le prossime stagioni vedranno una normalizzazione (e quindi una crescita) delle presenze negli stadi. Il lieve calo di quest’anno (secondo gli analisti influenzato anche dalla crisi economica e dalla sempre più degradata situazione degli impianti sportivi italiani), è nell’ordine delle 1.500 presenze per partita (si è passati dalle 25.570 unità medie della stagione 2009-2010 alle 24.080 dell’odierno campionato di Serie A), con una flessione del 6%. Complessivamente si sono quindi persi poco più di 217.000 spettatori, laddove le stime di inizio stagione paventavano il rischio di un crollo delle presenze del 20-25%. A calare sensibilmente sono invece gli abbonati. Segno che la protesta si è limitata alla mancata conferma dell’abbonamento, e non all’effettiva rinuncia allo stadio.

STADIO, MEDIA SPETTATORI 2010-2011 (VALORI ASSOLUTI)

1. INTER 63.770

2. MILAN 46.940

3. NAPOLI 40.970

4. LAZIO 33.055

5. ROMA 31.560

6. PALERMO 26.360

7. GENOA 23.930

8.  BARI 23.040

9 . SAMPDORIA 22.280

10. FIORENTINA 22.110

11. JUVENTUS 21.920

12. BOLOGNA 18.250

13. CESENA 15.720

14. UDINESE 15.270

15. PARMA 14.450

16. CATANIA 12.650

17. CHIEVO 10.290

18. LECCE 8.340

19. BRESCIA 7.900

(Il Cagliari non ha comunicato i dati relativi agli abbonati e ai paganti).

Analizzando la media degli spettatori in termini assoluti, l’Inter conferma di essere la squadra più seguita nel nostro campionato, riuscendo ad incrementare di circa 3.500 unità il divario che lo separava nel campionato passato dal Milan, secondo in classifica ma con una media nettamente più bassa (46.940 contro i 63.770 dei cugini nerazzurri). La classifica evidenzia comunque lo strapotere di Milano città, in grado non solo di piazzare nelle prime due posizioni le proprie squadre, ma anche di incrementare presenze e abbonamenti rispetto alla passata stagione (l’effetto ‘triplete’ da una parte e l’acquisto di Ibrahimovic dall’altra hanno fatto sentire il proprio peso, segno evidente che l’entusiasmo dettato dai successi o da campagne acquisti lussuose portano la gente allo stadio, aldilà di ogni protesta). Il Napoli conferma la terza posizione, mentre la novità più eclatante di questo primo scorcio di stagione è il sorpasso della Lazio al quarto posto ai danni della Roma, che scivola in quinta posizione. L’euforia biancoceleste, determinata da un mercato estivo di buon livello e dai positivi risultati in campionato, ha permesso di limitare, almeno per il momento, gli effetti di una campagna abbonamenti disastrosa (meno di 13.000 abbonati, contro gli oltre 25.000 dello scorso anno).

Nonostante l’ultima posizione in campionato, balza all’occhio l’ottimo trend del Bari che, pur accusando un calo di quasi il 10% rispetto alla passata stagione, si posiziona all’ottavo posto in classifica generale, nettamente davanti alla Juventus (soltanto undicesima).

Da notare infine due curiosità legate alle serie inferiori. In B l’Atalanta, nonostante la retrocessione, ha visto incrementare di oltre il 40% le presenze all’Atleti Azzurri d’Italia (da 12.910 a 18.430), un dato frutto dell’entusiasmo suscitato dal nuovo corso societario e da alcune iniziative di marketing particolarmente gradite alla tifoseria. Ancora più sbalorditivo, in Prima Divisione, il risultato conseguito dal Foggia, che grazie al ritorno di Zdenek Zeman in panchina ha visto un incredibile aumento del 160% delle presenze allo stadio (da 2.490 a 6.490). Segno che, anche in tempi di crisi economica e con gli stadi che tendono a svuotarsi, le idee e il bel gioco possono restituire ai tifosi la gioia di seguire la propria squadra del cuore.
Massimiliano Rossi


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