La Roma: l’intervista integrale a Marco Borriello

di Redazione Commenta


 Marco Borriello, neo attaccante giallorosso che ha esordito con la maglia capitolina nella sciagurata trasferta di Cagliari, ha rilasciato un’intervista esclusiva a La Roma. La proponiamo integralmente:

Accolto nella capitale da un affetto contagioso e incondizionato, Marco Borriello è stato subito sedotto della passione che il suo nuovo club gli ha manifestato in ogni suo aspetto, dal Presidente Rosella Sensi ai vari dirigenti, dai giocatori che lo hanno incitato a venire ai tifosi che lo hanno subito elevato a idolo. Ecco l’intervista rilasciata alla rivista ufficiale dell’As Roma:
Marco, benvenuto a Roma e un saluto da parte di tutti i nostri appassionati lettori!

“Grazie a voi e un saluto a tutti. Non mi aspettavo davvero tutto questo entusiasmo… così’ mi fate montare la testa però (ride, n.d.r.)”.
In effetti sei appena reduce dalla presentazione alla stampa e dal bagno di folla della gente arrivata fin qui a Trigoria per vederti nel tuo primo giorno in giallorosso: emozionato?
“Tantissimo: sono davvero contento di tutto questo affetto che non fa nient’altro che caricarmi ancora di più. È una ulteriore conferma al fatto che la mia scelta di venire a Roma è stata azzeccatissima. Ma io dubbi non ne avevo neanche prima di oggi…”.
Appunto, nessuna incertezza. Tutti si chiedono: perché si alla Roma e no alla Juve?
“Come ho detto in conferenza la differenza l’hanno fatta la passione che tutto il “mondo Roma” ha manifestato sin dal primo momento verso di me: la prima persona in questo senso è stata Rosella Sensi, il Presidente, che mi ha parlato col cuore. In lei ho sentito prima la tifosa e poi la professionista. La stessa passione l’ho sentita poi anche i dirigenti che ho incontrato in questa trattativa. A questo si aggiunge la “spinta” datami dai giocatori della squadra che mi hanno telefonato e massaggiato, da Totti a De Rossi…”.
Il test del messaggio di Daniele, che hai appena reso noto in conferenza, passerà agli annali…
“Sì, ho ancora i brividi se lo leggo ora. Ripeto, io sono un tipo sensibile che a queste cose dà peso… la passione di tutti coloro che sono dentro questo club mi ha conquistato immediatamente, rendendo nullo qualsiasi dubbio nella mia scelta”.
La trattativa infatti è stata lampo: in poche ore hai detto sì, confermi?
“Assolutamente. Le motivazioni per decidere c’erano tutte, con la società giallorossa che mi ha fatto sentire da subito importante, facendomi capire di essere un elemento cardine del progetto-Roma. Nel Milan, che ringrazio comunque di quello che mi ha dato in tutti questi anni, avevo capito che a livello societario avevano fatto scelte diverse puntando su altri elementi: quindi, anche se potevo rimanere, ho deciso di mia spontanea volontà di venire in un altro grande club in cui poter essere decisivo”.
Zero rimpianti, grandi motivazioni e tanta passione. Questo atteggiamento sta conquistando immediatamente i tifosi romanisti…
“Io sono così, sincero e schietto. Mi si legge in faccia che sono felice e quindi non devo fingere. Ai tifosi non servono le parole per convincerli, ma i fatti: io spero che le mie prestazioni in campo li facciano felici. Con i fan delle varie squadre in cui ho giocato non sono mai stato ruffiano: non ho mai baciato una maglia appunto per questo, ho voluto sempre mostrare il mio attaccamento solo attraverso le gare”.
Veniamo appunto al campo: con te alla Roma la rosa giallorossa è competitiva per lottare alla pari con Inter e Milan?
“Certamente, ne sono convinto. Già prima del mio arrivo la squadra era tra i top club della A, non a caso lo scorso anno fino a mezzora dalla fine era in testa al campionato. Adesso con me Ranieri ha una pedina in più su cui puntare: spero di dare una bella mano al gruppo per fare meglio dello scorso anno”.
Totti, Adriano, Vucinic, Menez, Okaka: un attacco completissimo…
“Abbiamo un reparto offensivo davvero importante, che può competere con qualunque altro in Serie A e in Europa”.
Hai sentito Ranieri? Che ti ha detto?
“Sono arrivato da pochissime ore qui a Trigoria, quindi di tempo per parlare ne abbiamo avuto poco. Ma so che con lui gioca chi lavora, quindi mi devo mettere sotto in allenamento, senza troppe parole”.
Tu come ti senti fisicamente?
“Io sto benissimo, ho fatto tutta la preparazione estiva col Milan e mi sento bene. Dal punto di vista mentale poi sono molto carico e desideroso di iniziare al più presto e bene questa nuova avventura”.
I tifosi si aspettano tanto da te, soprattutto gol, anche nel derby magari. Tu alla Lazio hai rifilato anche una doppietta all’Olimpico due anni e mezzo fa col Genoa…
“Vero, fu una bella gara e i rossoblu vinsero all’Olimpico dopo cinquant’anni di digiuno… speriamo sia di buon auspicio”.
Hai preso il numero 22, quello che portavi anche a Milano e Genova: c’è un motivo dietro questa scelta?
“Sì, diverse ragioni, a dir il vero: mi ricorda tante cose, da mio padre a mia madre, così come il numero civico della mia casa di Milano… è un numero a cui tengo particolarmente, insomma. Qui ho avuto la fortuna di trovarlo anche libero e l’ho preso subito!”.
Marco, ripercorriamo adesso velocemente la tua carriera, in modo che i nostri tifosi conoscano bene anche il tuo curriculum calcistico. Partiamo proprio dall’infanzia: quando hai iniziato a giocare a calcio e dove?
“Il destino ha voluto che iniziassi a giocare in una società, che si chiama “Carioca”, che era affiliata proprio alla Roma… era un segnale forse, non trovi? Ero piccolino ma già me la cavavo bene. Pensa che c’era Bruno Conti, allora responsabile del Settore Giovanile giallorosso, che veniva un paio di volte all’anno al campo di allenamento a scegliere un po’ di ragazzi per i provini”.
E tu un paio di volte sei stato scelto e portato a Roma, vero?
“Più di un paio di volte, almeno sei! Venivo a Trigoria, ma alla fine Conti mi diceva che ero bravo ma ancora ‘piccolo’ fisicamente e allora preferiva puntare su ragazzi di Roma piuttosto che farmi trasferire nella capitale”.
Alla fine fu il Milan a scommettere per primo su di te…
“A soli 14 anni andai in Lombardia, dove iniziai tutta la trafila delle giovanili”.
Una curiosità, Marco: ma anche da giovane hai giocato sempre attaccante?
“Fin quando ero nel vivaio del Milan sì, poi quando a 17 anni andai a Treviso per giocare con la loro Primavera, per un periodo giocai anche esterno sinistro”.
Dopo arriva anche l’esordio tra i professionisti, prima in C2 a Trieste, poi in C1 ancora a Treviso… quanto ti è servita la “gavetta” nelle serie minori?
“Tantissimo. Con la Triestina verso la fine campionato rubai il posto a un romanista doc come Provitali e segnai anche un gol nella finale play-off che ci fece passare di categoria. Poi nell’anno successivo in Veneto giocai titolare e feci anche dieci gol, una bella soddisfazione che mi diede molta fiducia nei miei mezzi”.
Il Milan allora ti riprese, anche se per te iniziò il periodo dei prestiti, anche se sempre in serie A stavolta.
“Sì, dopo poche presenze coi rossoneri, andai ad Empoli. Qui segnai il mio primo gol da professionista contro il Piacenza anche se a dir la verità non mi trovavo molto bene con lo staff tecnico. Nell’estate 2004 passai a Reggio Calabria, dove vissi una davvero una bella esperienza: lì ho ritrovato una buona continuità in campo. Infine la stagione successiva mi trasferii a Genova con la Samp, dove purtroppo mister Novellino non mi ‘vedeva’ troppo, nonostante giocassi bene”.
Allora a gennaio 2006 torni da una tua vecchia conoscenza, il Treviso… dove ritrovi anche campo e gol.
“Andai via anche prima di capodanno da Genova. Destino volle che, proprio prima dell’ultimo dell’anno, mentre io ero già ormai con la testa a Treviso, i due attaccanti della Samp, Bonazzoli e Bazzani, si infortunarono entrambi ai crociati… i blucerchiati a quel punto mi volevano indietro, ma io avevo ormai dato la parola ai dirigenti del club biancoceleste e andai lo stesso in Veneto, dove, nonostante la retrocessione del club, giocai bene con qualche bel gol”.
Al che il Milan ti rivolle indietro per farti giocare: cosa che avvenne nelle prime gare del 2006/07, poi però ci fu lo stop per positività al cortisone… fu una beffa per te, vero?
“Un mistero, anche perché, come ho ripetuto sempre, io sono sempre attento a tutto, dall’alimentazione alla scelta di cosa prendere come medicine: sono molto puntiglioso… conta che non prendo nemmeno le aspirine! Ad ogni modo, ho superato anche questo intoppo e mi sono ripreso in seguito con gli interessi”.
Interessi arrivati col Genoa l’anno successivo: stagione super, che ti ha consacrato definitivamente…
“Diciannove gol e titolo di capocannoniere sfiorato, perso sfortunatamente solo nelle ultime settimane di campionato. Grande stagione, con un bel gruppo e un mister che mi ha capito. Da lì le cose sono andate bene: il Milan mi ha voluto indietro e, dopo il primo anno segnato dagli infortuni, la scorsa stagione con Leonardo mi sono fatto rispettare con 15 gol e buone prestazioni”.
E adesso una nuova avventura nella capitale è alle porte. Per arrivare fin qui hai fatto tanta strada: ti senti di ringraziare un allenatore in particolare in questo tuo percorso?
“A parte qualche rara eccezione, devo ringraziare tutti i tecnici che ho incontrato in questi anni, dato che ognuno mi ha dato qualcosa nel mio cammino di crescita. Da Novellino a Gasperini, fino ad Ancelotti e Leonardo…”.
E ora si inizia con Ranieri e la Roma… a 28 anni, età della piena maturità, è per te il passaggio che può segnare la definitiva maturazione nel calcio che conta?
“La vita ti mette spesso di fronte a decisioni importanti da prendere: io adesso ero a un bivio. Potevo benissimo rimanere a Milano, in un club che conosco bene, dove ho casa e sono cresciuto, ma ho deciso di venire qui a ritagliarmi lo spazio che sento di meritare in un club grande e importante come la Roma. So che ho fatto la scelta giusta: io sono motivatissimo e sono pronto”. Anche noi, Marco, pronti a esaltarci per il nuovo attacco stellare della Roma 2010-11 e a esultare per i tuoi primi gol in giallorosso…


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